domenica 2 marzo 2008

ABBIAMO TROVATO UNA LETTERA DI NONNO CESARE CHE DURANTE LA GUERRA NEL 1918 SCRIVEVA DALLA LIBIA AI SUOI GENITORI....(e' un po lunga ma suggestiva!!)


Homs
Giovedi' 21 9mbre 1918
ore 13


Vi scrivo,
miei carissimi,
sperando che la presente lettera non vi arrivi sotto forma di “Diario” seguente il succedersi di parecchie giornate e tale speranza vale anche per tutti gli scritti che vi dedichero' in seguito. Il perche' e' chiaro. Ogni giorno io obbedisco al desiderio di raccontarvi qualche cosa e di mandarvi un saluto ma non posso chiudere il mio modesto e indegno tributo di un grande affettuoso ricordo in una busta indirizzata, se non quando mi sara' annunciato l'arrivo di un vapore postale.

Raccontano gli “anziani” del presidio, di aver contato molte volte il succedersi delle settimane senza all'orizzonte comparire il fumo di una ciminiera amica. Ma ora gli “avvenimenti” hanno cambiato la situazione e si crede che in un servizio regolare settimanale ed anche bisettimanale.

Vedro'...vedro' giungere i vapori postali, come vedo ora il piccolo porto di Homs, il mare infinito come il desiderio di rivaricarlo presto per tornare in famiglia, come vedro' muoversi i giorni, le settimane....

Ho lasciato ieri Tripoli. Prima ho lasciato gli amici Ciapio e Paoletti con reciproco sincero rincrescimento, poi alle 21 mi sono imbarcato nel “Venezia”.
Hanno dato e continuano a dare tanto nome ad un vecchio e logoro vapore, paragonabile al “Citta' di Catania” che mi trasporto' di Siracusa a Tripoli, come una catapecchia araba ad una costuzione moderna di Via Po.

Erano sopra coperta dei nostri soldati Eritrei, inberbi giovanotti di tutte le gradazioni del nero e che s'incontrano ovvunque. Famosi per la devozione quasi fanatica, per l'agilita', per la ferocia nel combattimento. Carattatteristici per l'invidiabile mostra di trentadue bianchissimi denti e per gli occhi nerissimi ed intelligenti. Vi erano forse due donne pure nere, ma tendenti al mulatto, delle quali una, giovanissima, mostrava tra le pieghe del baraccano, un volto quasi bello. Completava il carico vivente rumorosissimi muli.
Miei colleghi di viaggio un Capitano e tre sottotenenti di fanteria. Tutti di complemento, tutti in protesta di dover fare questa appendice di guerra, tutti reduci dalle trincee dall'Ionzo, al Parso, al Piave, al Trentino.
Il vapore levo' le ancore alle 24 circa. Stetti a prua ad ammirare piu' che la manovra', lo spettacolo della notte di luna. Non tento neppure di descriverlo. Questi paesaggi di citta' bianche d'Africa di mare, di palmizi, prendono sempre all'aurora, al tramonto nelle notti buie sotto il chiarore della luna, degli aspetti fantastici, d'incomparibile bellezza. Sono impressioni che non si dimenticano piu' e si avra' solo il dispiacere di non poter divider con altri che non sanno il godimento provato.

L'altra sera, al campo di Tripoli, mentre stavo svestendomi, mi chiamo' dal giardino Ciapio – Vieni a vedere mi disse, una scena di fate! Andai. Eravamo tra le palme qualche monticello di sabbia, qualche cespo d'erba nella sabbia. A perdita d'occhio i tronchi lunghi, sottili dei palmizi. Su dritto un chiarore di luna mai visto. Vi assicuro che non puo' esistere potenza di penna o di pennello che possano donare il capolavoro di una riproduzione fedele.
Tornando al viaggio, dopo un poco, mi son dovuto riparare sotto coperta per certi sintomi che mi consigliavano prudenza.
Ho trovato un divano ed ho dormito tranquillamente.
Alle sette di questa mattina, attraverso il foro del finestrino ho visto le case della piccolissima Homs. Ero a piu' di cento chilometri da Tripoli. Quel vecchio vapore aveva impiegato sette e piu' ore a percorrere una linea che col Farman avrei percorso in meno di un'ora!
Si e' fermato quel cane di trasporto a un chilometro dalla costa, perche' il porto del paese non permetteva l'ingresso che alle imbarcazioni per mancanza di conveniente altezza d'acqua.

Appena fummo scesi vi descriverei, cari miei, l'altalena della nave riparata per l'ancora in baila delle onde che la facevano tremendamente beccheggiare. Fortuna che avevo lo stomaco vuoto! Quando Dio volle venne una “lancia” come la chiamo' un tale di bordo la brachetta usatissima che ci carico', e potemmo coi nostri bagagli, salutare, tanto affettuosamente il buon “Venezia”.
Toccata terra, trovo cortesissimi colleghi della squadriglia idrovolanti che mi danno il benvenuto, fanno le solite meraviglie perche' mi hanno mandato in Libia essendo di complemento ed avendo fatta la guerra la piu' quasi sino alla fine e mettono a mia disposizione un camion.
Carico i bagagli, mi fanno accompagnare al Comando della mia Legione e poi al campo dove arrivo mentre un Farman lasciava la vile terra, portandosi per aria il mio nuovo Comandante che resto ad attendere.
E' il mio Comandante,un tenente effettivo, vecchio pilota, bruno, simpatico, allegro, alla mano. E' meno anziano di me, come grado ma resta lui il comandante perche vecchio aviatore. E naturalmente io ne sono lietissimo. Siamo tre ufficiali nella squadriglia. Io, lui e un l-tenente che ho riconosciuto come vecchio collega al distaccamento Pietri. Figuratevi il piacere nostro di ritrovarsi e di essere assieme. Si chiama Golissiami.
Come principio sono contento.
E con vostro permesso vado fare una passeggiata per Homs.

Ore 22.30

Ho visto Homs, ho avuta la gioia di un incontro che fara' pure piacere a voi ed ho anche cenato. Per questa giornata non desidero altro.
L'incontro...sapete con chi?
Con Medori. Com l'ultimo amico e collega della scuola di Modena, del distaccamento 81a Fanteria di Castel Gandolfo, della trincea del trentino col 130 Fanteria. Immaginate che abbraccio e quante esclamazioni. Scherzi della vita militare! Chi ci avrebbe detto a Castel Gandolfo o in trincea, nel 1915 che oltre due anni dopo ci saremmo incontrati in questo angolosperduto d'Africa? Mi ha detto che la sorella si e' spostata, che i suoi stanno bene, e che si trova qui da circa un'anno e che ora e' convalescente da un attacco di “spagnola” che e' qui a Homs in periodo decrescente, ma ha avuto il suo quarto d'ora.
Ci vedremmo naturamente ogni giorno. Mi incarica di salutarvi, specialmente Amleto del quale si e' meravigliato di saperlo gia' militare, quasi collega e gia' pilota.
Homs e' un paese e quando hai detto paese – direbbe il buon Lucatelli – non hai altro da scervellarti un anno. Qui pero' puoi aggiungere che e' arabo con molti campioni di detta razza, parecchi neri, qualche ebreo e non molti italiani. Le case sono pittosto sparse, tutte basse, quelle abitate da europei a due piani quelle indigeni a un piano terreno. La stessa costruzione senza intelligenza di tutti i quartieri arabi. Una moschea, una sinagoga pochi alberi nei dintorni. La citta', cioe' il paese e subito circondata da mura....E anche qui intendiamoci. Non le mura che teniamo nelle nostre citta' a titolo storico e sono alte, forti, fasciate da profondi fossati ecc. No. Un vero e prorpio muro, grosso quanto quello di un palazzo o poco piu', alto qualche metro, con delle ferritoie. E cio e' sufficiente per la difesa dell'abitato. Basterebbe e' vero un paio di bombardate piccole, ma quella roba qui non usa!
Pero' le nostre linee sono piu' avanti con dei fortini armati e presidiati.

Ho notato per la casa dove dormiamo ed abbiamo il nostro ufficio (la casa a nostra disposizione ed abitata solo da noi) un arabetto , di pochi anni (ne potra' avere piu' o meno 8) che ti fa il saluto miltiare e ti risponde signorsi' . E' bruno, con un visetto tondo e simpatico, gli occhi intelligenti. Si chiama Giorgio. Ho chiesto di lui al collega. Mi ha detto che si ignora le sorti della famigli di questo piccolo essere e sta con noi facendo mille piccoli servizi e mangiando il rancio con i soldati. E' nato per servire, come tutta la razza.

Lunedi' 22 sera

Credevo questa sera di potervi raccontare qualche emozione di volo nel cielo d'Africa, ma il tempo non ha permesso. Sara' forse per domani.
Sono venuto dalla mensa con un collega certo sig. Pinaldi del genio civile che mangia con noi. Mi hanno parlato di qualche bombardamento sofferto da Homs dai ribelli e da il mare. Qualche decina di colpi a piccolo calibro senza danni o vittime. Ora poi, dal mare e' escluso, dall'interno pure. Se avevano un paio di cannoni ora non potranno nemmeno adoperarli.
Bombardamento....ma lo sanno qui , i veterani della sola Libia che cosa e' un bombardamento? Che cosa sono le centinaia e centinaia di colpi dai 75 ai 305 che andavano a cadere in ore ed ore di bombardamenti in poche decine di metri quadrati di terreno? Se uno di loro leggesse qui, direbbero che esagero evidentemente ! Invece non ho detto che poco.

E' morta accanto a casa nostra una bambina araba di malattia. Hanno strillato tutto il pomeriggio. Quando hanno un morto in casa qui le donne strillano a piu' non posso e si graffiano a sangue il volto.
Ho chiesto oggi ad una bambina araba quanto tempo aveva.
-Non so- mi ha risposto – Araba non sapere anni!
Sembra che domani arrivi un piroscafo. Che bellezza se vero! Tralascio per proseguire ed eventualmente chiudere domani.

Sabato 23 – mattina-

Il cielo e' coperto e non credo si voli stamane. In attesa di disposizioni sono da voi.
Non ho scritto prima a babbo circa le condizioni commerciali della regione. Perche' e' cosa difficile specie qui, farsene un idea. Da quando ho pero' potuto comprendere e da informazioni chieste il mio giudizio e' negativo.
Prima d tutto la nostra occupazione si limita ora a pochi campi seza grandi estenzioni di territorio limitrofo. Tutta l'attivita' commericale e' quindi ristretta alla vita del centro ed e' gia sfruttatissima. Tripoli e' piena di negozi ebrei. Occoreranno e si informano delle ditte Italiane concorrenti, ma con grandi capitali e che possano arrischiare.
Di sfruttamento del terreno non credo sia il caso di parlare, date le condizioni militari attuali della colonia. Ci sono gia' tentativi andati male.
Quando la Patria avra' provveduto con avvendutezza ad assicurarsi tutta la sua grande colonia, sia come estensione di territorio, sia accattivandosi la fedelta' della popolazione indigena, con la sicurezza di allora, la Libia avra' un sicuro grande avvenire. Il terreno coltivabile e' fertilissimo.
Ma a quanto ho potuto comprendere da chi ha gia provato, occorre per l'avvenire maggiore perspicacia e decisione. Chi ha avuto la buona volonta' ha trovato debole appoggio nel governo e nel momento della disgrazia (non per colpa sua) e' stato abbandonato.
Chi volete ritenti con cosi' poca garanzia di riuscire?
Certamente pero' e' da sperare che il battesimo di sangue, di sacrificio di dura esperienza che l'Italia ha ricevuto, abbia donato per l'avvenire nuove coscienze, nuove mentalita'. E vedremo.

-sera-

Il fatto ch'io vi scrivo a lungo, non vi faccia poi dimenticare quanto vi dico! Desidero che mi facciate un pacchetto raccomandato con dentro un agenda 1919 con le pagine abbastanza grandi. Possibilmente rilegata in pelle perche' deve durare un anno – alcune pietrine accendisigaro – miccia per medesimi – Se me lo spedito sara' qui per il mese venturo ed avro' cosi' la strenna di Natale.
E grazie anticipate!
Senza scrivere di piu', perche' pensando a Natale son capace di cavarvi fuori altre nove o dieci pagine di roba da spaventarvi.
Buona notte. Vado a letto. (sono le 20 e 30)

Domenica 24 – mattino

Stamane l'attendente e' entrato in camera annunciando: - Sig. tenente e' arrivato il piroscafo!
Lieta novella. Avro' giornali e arrivera' posta. Ma purtroppo ancora non potro' sperare di riceverne.
Chiudo in fretta la presente e la mando subito alla posta.
Non senza aver assicurato che la salute e' ottimo e che il morale e' eccellente e che mi trovo bene come ambiente di colleghi, superiori e dipendenti.
Resta sempre il desiderio di chiudere presto la vastissima parentesi del distacco da voi tutti e dopo assicurarvi che compiendo anche qui con amore il mio dovere, mi preparo a donare a voi, al nostro domani di pace e di lavoro, tutta la coscienza, la fedel'entusiasmo che mi hanno guidato e sorretto durante questi anni di ardua guerra.
A tutti Babbo. Mamma. Renzo , Amleto il ricordo e l'affettuoso bacio dal vostro ,
Cesare

Caro Amleto, ricordati di quanto consigliato e che con maggiore ragione ti rammento:
Tutti i tuoi desideri siano rivolti a raggiungere una meta della vita civile – ottima quella che mi manifestate – fai sempre il possibile per restare vicino alla famiglia e per conservarsi al nostro affetto ed al suo avvenire, schivando ed eliminando (possibilmente) ogni pericolo.
Baci dal tuo,
Cesare

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